Ondarock Album Reviews: Daiquiri Fantomas ‘MHz Invasion’
Sono stati tre anni di ricerca e sperimentazione per i due artisti siciliani Marco Barrano e Dario Sanguedolce, che hanno finalmente trovato nella etichetta londinese Blow Up il giusto coronamento discografico per il loro progetto di sculture sonore Daiquiri Fantomas.
Per loro sono stati scomodati termini come sci-fi soundtrack, prog mediterraneo, retro-futurism, art-house cinematic e psych-jazz: tutte caratterizzazioni che in verità possono rappresentare bene la loro proposta, ma i Daiquiri Fantomas sono tutto questo e anche qualcosa in più. Nella loro musica c’è l’ingenuità dei primi Pink Floyd (quelli di “Arnold Layne”, per intenderci) e l’ardire dei primi vagiti della Warp, nonostante i due (di recente un trio grazie all’arrivo di Chiara Lucchesi) preferiscano argomentare le loro teorie sulla musica elettronica con strumenti vintage.
C’è, sì, del contrasto tra le incursioni prog alla Emerson, Lake & Palmer di “Praeludium” e i landscapecinematografici in bilico tra John Barry e il Guardiano del Faro di “Moogchile”, ma è proprio questa preziosa natura naif che rende tutto godibile, d’altronde i musicisti giocano consapevolmente a reinventare certe ibridazioni del passato in brani come “Voronoi’s Dream” o nella lunga suite “Moon Raga”, che scivola dalla psichedelia al pop fino al folk e all’etnica, con una esuberanza stimolante e intrigante (quasi un Battiato era “Pollution”).
Senza dubbio in “MHz Invasion” il gruppo non ha ancora messo del tutto a fuoco il suo potenziale e il patchwork di “Logarhytm” contrasta con lo splendido funky-rock della title track, ma anche tra le pieghe di brevi interludi come “Karman’s Line” si intravede una genialità creativa che ci permette di segnalare il loro album come uno dei più riusciti esempi di variabile del fenomeno più noto e stimato che va sotto il nome di Italian Occult Psychedelia.